da un racconto di Mamadou Diakité
collaborazione alla riscrittura in forma di racconto Stefania Marrone
con Mamadou Diakité
Un racconto personale, come quelli che capitano in treno, in fila alle poste, in una sala d’attesa…ogni volta che qualcuno ha voglia di ascoltare e si trova a scoprire quanto è diversa dalla nostra la vita degli altri, e quanto simili alle nostre sono le emozioni, i bisogni e l’istinto che la guidano.
Abbiamo immaginato un evento simbolico, per pochi spettatori alla volta perché per raccontare la propria vita c’è bisogno dell’intimità che annulla le distanze.
Mamadou è un giovane cittadino della Costa d’Avorio che si è messo in viaggio “senza motivo”: non c’era una guerra nel suo Paese, non era perseguitato, aveva addirittura da mangiare tutti i giorni, tre volte al giorno. Quella di Mamadou è una storia sfrontata e arrogante, che ci racconta di un ragazzo che ha semplicemente pensato di avere diritto a un’occasione nella vita per inseguire un sogno. Una storia lunga, che attraversa il deserto e che comincia con l’incontro con il trafficante più in gamba di tutta l’Africa: Sita la venditrice.
Il progetto s’ispira a quello della Human Library nata in Danimarca, nella ferma convinzione che raccontarsi sia il modo migliore per avvicinarsi, anche e soprattutto in questo tempo che ci ha necessariamente richiesto una lontananza fisica.
Il biglietto d’ingresso a questo spettacolo ha un costo simbolico (a partire da 1 euro, fino a un massimo di 5 euro) … questo fa parte dell’impianto drammaturgico del racconto, perché tanto poco sembrano valere alcune vite, ma altrettanto poco serve per conoscerle e dare loro una possibilità.
Lo spettacolo è realizzabile in spazi teatrali, ma è particolarmente adatto a luoghi non deputati di qualunque natura (finora è stato rappresentato in scuole, piazze, circoli, biblioteche, musei)