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Il mercante di Venezia

IL MERCANTE DI VENEZIA _ Il teatro dopo la peste

 

liberamente tratto da William Shakespeare

scritto da Stefania Marrone

musiche originali Fabio Trimigno

con Salvatore Marci

musicisti in scena Antonietta Pilolli (violoncello), Andrea Stuppiello (percussioni), Fabio Trimigno (violino), Giovanni Salvemini (voce e ukulele)

tecnico di scena Bakary Diaby

realizzazione scena Luca Pompilio

spazio scenico e disegno luci Cosimo Severo

collaborazione al disegno luci Luca Pompilio

fonico Amedeo Grasso

regia Cosimo Severo

 

Un monologo a più voci, quasi un bilologo o un trilologo, in ogni caso un racconto, una storia d’amore e debiti.
Due amici, una donna, un voto solenne, un prestito in denaro, una libbra di carne umana richiesta come penale, una punta di odio verso lo straniero che ha una cultura, delle abitudini e una religione diversa.

Ci sono tutti gli ingredienti perché finisca in tragedia, ci sia legittimo spargimento di sangue e morti non accidentali.
Ma questa è una commedia.
I Lord Chamberlain’s Men – compagnia fondata subito dopo la peste da un grande attore figlio di un impresario teatrale, da un brillante e famoso comico e da uno scrittore che attraverserà i secoli e i continenti col soprannome di Bardo e il nome di Shakespeare – i Lord Chamberlain’s Men, dicevamo, hanno voglia di commedia.

Si rischia di ridere in questa storia. L’ha scritta Shakespeare del resto!
E, come spesso accade nelle sue opere, al riso si arriva come una liberazione, come una risalita insperata dopo aver toccato il fondo dell’animo umano.
Corre voce che la compagnia abbia avuto pressioni, che a Shakespeare sia stato chiesto di scrivere un’opera antisemita, per sostenere la campagna contro gli ebrei che all’epoca stava dilagando a Londra; il risultato è un’opera che mette a confronto due mondi diversissimi tra loro, dimostrando che sono uno lo specchio dell’altro, che l’odio non ha bisogno di una buona ragione e che, nel migliore dei casi, genera mostri.

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