Diciassette cavallini si impernia sul mito di Cassandra che viene affrontato in due tempi diametralmente opposti. Una Cassandra contemporanea afferma di poter prevedere le disgrazie future, mentre il suo psicanalista cerca di smontare ogni sua certezza … Chi avrà ragione? Questo a grandi linee ciò che accade nella prima parte dello spettacolo che si intitola L’Oracolo invertito, un primo tempo che si può definire apollineo, sia per il ruolo fondamentale che ha il dio Apollo nella costruzione del mito di Cassandra, sia perché convenzionale in termini drammaturgici. La seconda parte invece, dal titolo I diciassette cavallini, è “dionisiaca”, dominata dal delirio dettato dal dio Dioniso. Qui gli attori, con gli stessi elementi del primo tempo, costruiscono un gioco che si sviluppa al rovescio e con cui vanno all’indietro, dal futuro al passato; lo spettatore vedrà prima gli effetti, per poi ricostruire, a ritroso, le cause. Un’ipotesi puramente poetica, che porta a cercare e trovare risposte a domande che ancora non sono state espresse. Una sfida realizzata in una coreografia in 17 movimenti, come i 17 soldati che escono dal ventre del cavallo di Troia.